Nel mondo della viticoltura, ogni gesto ed ogni scelta hanno un significato profondo. Proseguiamo il racconto della nostra evoluzione in vigneto con Marco Simonit, per scoprire di più sul suo approccio, sul suo pensiero e sulla sua collaborazione con Poggio Antico.
Marco, come hai scelto di collaborare con Poggio Antico?
Nel corso della mia carriera ho conosciuto tanti grandi territori, tanti bravi produttori. La prima cosa che mi fa scegliere dove passare il mio tempo, però, è l’aspetto umano. È un privilegio, quello di poter scegliere, maturato di pari passo con la consapevolezza, strada facendo, dell’importanza della connessione di idee prima di tutto.
Dietro un grande progetto, anche se ci si trova in un distretto meraviglioso, deve esserci un legame umano molto forte. Con Pippo avevamo già avuto contatti prima, e ne avevo grande stima; poi ho incontrato Marcel, il proprietario, con cui ho da subito sentito lo stesso feeling. Mi ha detto che per lui la cosa più importante a Poggio Antico è la possibilità di realizzare qualcosa che vada oltre il business, al di là degli obiettivi di profitto: un progetto di passione, la volontà di costruire qualcosa di bello e duraturo, che nel tempo acquisisca uno stile tutto suo, una firma inconfondibile.
Vedere tutto questo nostro lavoro nel vigneto come una costruzione che rimane per sempre, un’opera di lungimiranza e non di lucro, è ciò in cui mi rivedo – e il modo in cui mi piace lavorare.
Cosa hai trovato quassù, sulle più alte colline di Montalcino?
Poggio Antico è davvero uno dei luoghi più intriganti di Montalcino; ha grande potenzialità di crescita e soprattutto di riconoscibilità.
In questi anni ho seguito il lavoro di Pippo e si è visto molto il cambiamento; le piante, se le sai osservare, si fanno leggere, e raccontano la loro storia. Qui, la storia degli ultimi anni è una testimonianza della volontà di lavorare verso una connessione sempre più stretta con il terroir.
Come è strutturata la collaborazione? Quali sono i prossimi passi, e quali gli obiettivi?
Uno dei miei motti è “L’importante è fare bene, non c’è limite al meglio”, e qui a Poggio Antico siamo tutti sulla stessa linea! L’obiettivo è, inizialmente, studiare bene la situazione, osservare il vigneto e individuarne la personalità, capire il contesto, la piovosità, le temperature, la luminosità. Siamo alle fasi iniziali, ma il lavoro già fatto è molto ed è un’ottima base di partenza. Una delle vigne che abbiamo selezionato per i nostri studi è proprio quella vicino all’ingresso, che sarà impostata in modo sempre più identitario, una vera porta d’accesso a Poggio Antico.
Da qui, l’intenzione è quella di strutturare piante che abbiano un’architettura dinamica e non dogmatica, che possa permettere alle viti di adattarsi ed evolversi con il passare del tempo; questo significa, ad esempio, una gestione della canopy non standardizzata, ma piuttosto fatta di singole azioni pensate su misura, adatte alle esigenze specifiche del vigneto, pianta per pianta, studiandone età e spazio di crescita disponibile.
Azioni come queste richiedono professionalità specifiche.
Assolutamente. La vigna è un ambiente complesso, dove ogni gesto richiede una profonda comprensione e un impegno costante. Per garantire la massima qualità e sostenibilità nel tempo, intendiamo, con la squadra di Poggio Antico, offrire una formazione completa e professionale a chi lavora in vigna. Questo non solo li renderà più competenti nell'affrontare le sfide quotidiane, ma li trasformerà in veri custodi del territorio, consapevoli delle sue esigenze e del suo valore. La volontà, innovativa nel nostro mondo – ma potenzialmente trasformativa – è quella di istituire, con la squadra di Poggio Antico, dettagliate istruzioni operative per ogni vigneto, in una sorta di SOP (Standard Operating Procedure) che garantirà una gestione delle vigne più costante nella sua flessibilità e il disegno di una voce e di uno stile sempre più identitari e imperituri.