La missione per il 2024? Lungimiranza, rispetto e amore per il territorio. Abbiamo chiesto a Pier Giuseppe D’Alessandro, Direttore Generale di Poggio Antico, di raccontarci le prospettive per quest’anno appena iniziato.

 
Pippo, com’è iniziato questo 2024?

Le premesse anche quest’anno non sono facili: l’inverno che stiamo passando è asciutto e non troppo freddo, ma così è stato anche lo scorso anno. Andremo come sempre avanti passo per passo, senza allarmismi. Quello che ho potuto vedere negli ultimi anni mi dà fiducia: anche in un’annata davvero complicata come quella passata siamo riusciti ad uscire a testa alta con ottimi risultati – addirittura superiori alle aspettative.

Come chiunque abbia lavorato in vigna sa, fare previsioni è cattiva pratica – un po’ per scaramanzia, un po’ perché gli ultimi anni ci hanno insegnato che il clima riserva purtroppo sorprese non pianificabili. Vedremo come andrà; intanto, però, in quanto ad aspettative mi piace rispondere parafrasando il grande Enzo Ferrari: la migliore annata che abbiamo mai avuto è la prossima!


Le sfide sembrano moltiplicarsi, con il cambiamento climatico. Come le approcciate a Poggio Antico?

Il cambiamento climatico ha acceso la luce sul vero significato della vocazione di un territorio: l’imprevedibilità e gli eventi estremi degli ultimi anni hanno messo alla prova moltissime zone di produzione e se, come purtroppo pare certo, continueremo su questo trend, serviranno caratteristiche innate di resilienza per poter continuare a produrre con qualità.

Poggio Antico, da quando sono arrivato, non fa che sorprendermi: nonostante le difficoltà, non c’è stata una singola cattiva annata. Non possiamo dare per scontata questa propensione dei nostri suoli: preservarla è una responsabilità che deve stare alla base di tutto quello che facciamo.

In vigna, questo si traduce in flessibilità e presenza - tante piccole continue attenzioni al comportamento e alle necessità di ogni pianta, in modo da supportarla nei momenti critici.


Avete degli obiettivi particolari per quest’anno?

Come dicevo, non amo fare previsioni, preferisco rispondere man mano a quello che chiede il vigneto. Una cosa però, sicuramente, la so: non vogliamo affrontare il futuro guardando alle mode. Poggio Antico percorre la sua strada e vogliamo sia sempre più identitaria.

L’obiettivo, per come la vedo, è in realtà molto semplice (anche se tutt’altro che facile): non è fare il migliore vino del mondo – che è un concetto che spesso dipende da preferenze ondivaghe – ma fare il miglior vino che possano dare queste vigne, l’espressione più onesta e rispettosa del nostro microcosmo, facendo sempre in modo di garantire alle piante di cui ci prendiamo cura di prosperare, crescere ed invecchiare in salute.


Sicuramente questo approccio è partito da tanta ricerca.

Certo. Da quando siamo arrivati, abbiamo fatto un grande lavoro di raccolta dell’eredità agricola di questo luogo. Abbiamo osservato, studiato, capito. Abbiamo scavato nella memoria storica e svolto analisi approfondite per capire da quali parcelle anche in passato venisse prodotta la riserva, abbiamo definito le Unità di Suolo dividendo il vigneto in micro-terroir con simili caratteristiche pedologiche e abbiamo vinificato ogni differenza.

Ora siamo pronti a fare un passo avanti, che sarà proprio quello di declinare queste conoscenze – che comunque sono in continua evoluzione – in un metodo di lavoro adatto a gestire il patrimonio di vocazione straordinaria che abbiamo la fortuna di avere tra le mani. Un metodo replicabile, un sistema interpretativo sempre flessibile ma definito, che diventi genius loci ed appartenga non ad ogni diversa gestione od enologo, ma a Poggio Antico.

Noi che calpestiamo queste terre oggi siamo solo una piccola fase della storia del territorio: è nostro dovere lavorarci con il massimo rispetto, studiando un metodo di lavoro che duri nel tempo e che permetta a queste vigne di invecchiare sane e a chi ne produce e produrrà il vino di continuare ad esprimerne il potenziale.


Quindi, l’obiettivo per il 2024 è guardare avanti.

Esatto – vogliamo costruire il futuro di Poggio Antico. L’ideazione di un metodo serve proprio a quello: non è solo creare un approccio replicabile, ma anche stimolare la lungimiranza. In vigna i ragazzi non stanno solo facendo il lavoro di oggi, per quest’annata, ma stanno soprattutto impostando la raccolta del 2025. Per noi è indispensabile che tutta la squadra allunghi la visuale: è solo guardando avanti, in comunione d’intenti, che ci affezioniamo davvero a quello che facciamo. Soprattutto nel lavoro in vigna – una volta che si conosce il vigneto, vederne i cambiamenti e affrontare stagioni sempre diverse è la parte più divertente del lavoro!